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MI PRESENTO

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Chi sono io? Quanto valgo? A chi può interessare ciò che ho da dire e che da tempo mi frulla nella testa?  Che cosa sono i sogni e fino a che punto è lecito sognare? Ma soprattutto perché io non dovrei sognare?

Queste sono le domande che mi ero a lungo posto e che alle quali ora so di aver dato una risposta: sono un sognatore e se mai qualcuno gioirà leggendo le mie storie, avrò dunque raggunto il mio scopo... e questo sarà il premio alle mie fatiche.

Salve a tutti Voi e benvenuti nel mio sito.

Mi presento; sono nato il 19 Novembre del 1953 a Sirolo in provincia di Ancona. In questo arroccato e bellissimo borgo ai piedi del Monte Conero, denominato Perla dell'Adriatico, io vivo e risiedo da sempre.

Mi ritengo fortunato ad abitare qui nel cuore della riviera: in qusro luogo la natura parla all'anima di chi sa osservare.

In questi splendidi e selvaggi luoghi, dove il verde azzurro del mare accarezza le spiagge bianche e pietrose, spesso io amo passeggiare durante l'invero.

Era un mite crepuscolo di febbraio dell'anno 2013 quando, nei pressi del lido detto Sassi Neri, osservando i lastroni di roccia rosa che dalla parete della montagna digradano verso il salmastro, è nata in me l’idea di scrivere questa saga la quale, in fase iniziale, doveva essere una trilogia.

Il primo volume è stato pubblicato nel 2014 e a seguire, anno dopo anno, ne sono usciti altri quattro. Il sesto racconto, quello che chiuderà la saga, è in fase d'arrivo: credo di pubblicarlo entro l'autunno di questo 2023.

Qui nel sito, oltre alle informazioni sull'opera, troverete, nel capitolo "dipinti", anche alcuni quadri da me realizzati, mentre nella sezione dedicata ai video potrete osservare uno splendido video realizzato da Maurizio Pignotti che vi consiglio vivamente di vedere.

Buona navigazione e grazie per la Vostra cortese attenzione.

                                                                                               Carlo Grilli

La Brezza d'Autunno

 

Paziente attendo la fredda brezza d'autunno; ansioso aspetto che l'aria novembrina si carichi di sapori e il bosco, umido e bagnato, propaghi l'inconfondibile odore delle foglie morte, che a terra, come un morbido tappeto, ovattando i miei passi, ricoprono gli eremitici e solitari sentieri.

Assetato di solitudine attendo che il cielo si maculi di sottili e grigie nuvole e che il maestrale, spumando e increspando il mare e portando con sé l'inconfondibile aria della novembrina stagione, soffi, spavaldo, da settentrione, per penetrare e conquistare con il suo respiro le mie narici, avvolgendo in quegli antichi profumi i miei tristi pensieri e gli sparuti ricordi delle mie origini e della mia fanciullesca età.

Affamato di quiete aspetto, desiderando il silenzio, che le bianche e pietrose spiagge si svuotino e ritornino alla loro arcaica e selvaggia solitudine... là, in riva al mare, a due passi dalla battigia, osserverò gli scogli e il volo dei gabbiani e ascolterò nel borbottio dell'onda, che con lento movimento bacia e accarezza la ciottolosa spiaggia, la monotona ma pur dolce musica del mare, così la mia anima, spero, ritroverà la pace.

L'alba del borgo

 

In questa notte che sta per finire, lieve e silente una leggera brezza arriva dal mare; essa, così pacata e cheta, sussurra alla mia mente e con il suo labile soffiare, come un'amante, avvolge accarezzando il dormiente borgo.
La bianca e grande luna, declinando, è tramontata là a ponente e le ultime sparute stelle, timidamente, se ne vanno a dormire... destati o mio cuore, gioisci!, l'alba è ormai alle porte... la luce, come sempre, vincerà.

Il merlo al tordo

 


Fai attenzione, bello mio, quando sei nella brughiera, sii prudente o saran guai, disse il senil merlo al giovin tordo, che spavaldo e noncurante fischiettava allegramente.

“Perepè perepè”, saltellando disse il tordo al gentile vermicello, verde viola rosa e bello.

“Vien da me, vien da me”, disse invece il cacciatore, con il riso sotto baffi, il ditone sul grilletto ed un occhio nel mirino, mentre ilare e balzellante quell’uccello il suo pasto divorava.

“Perepè, perepè”, disse infine il nero e vecchio merlo appostato sopra un ramo, che immobile e silente osservava quella scena.

Pum, pum, pam… e poi silenzio.

Se volete la morale e presto detta: quando parla uno  più anziano forse è meglio che lo ascolti… e come disse il merlo al tordo: “sentirai il botto se non sei sordo”.
 

La  movida

 

 

Al calare della sera son seduto, sol solino, proprio sotto il campanile, mentre in ciel la grande luna da una nube fa occhiolino…
quando a un tratto, nella piazza, la movida, lesta, impazza.
Guarda guarda quanta gente, certo ignara del mio sguardo, si ribalta, danza, ride e si diverte… 
ma che avranno da ballare con sta musica bestiale che mi batte nell’orecchio… 
boh, mi sa che non capisco o che forse sono vecchio.
Guarda invece il giovanotto come zompa e si dimena, sarà mica che sta male?
No, con sta musica infernale, sembra proprio carnevale.
Sposto, allor, le chiappe piatte dalla lastra di granito e con aria indifferente me ne vo lungo la via per tornare a casa mia… 
poi mi giro, alzo gli occhi alla torre campanara e saluto il bianco astro che, silente e distaccato, se ne sta lassù beato.
La serata qui in paese ha di certo preso il volo, mentre io, lupo ramingo… preferisco star da solo. 
 

La Sera

 

E poi alla fine giunge la sera, che con il suo mesto e silenzioso manto, quasi volesse nascondere la mia inutile esistenza, celando agli altrui sguardi la mia vera faccia, copre con un pietoso velo le stupide illusioni; allora, nella fitta foresta di sogni mai realizzati, mi sento come un lupo solitario che ramingo vaga senza meta.

In questo oceano d'assoluta tristezza che cupamente mi attanaglia e mi circonda, come un naufrago alla deriva alzo lo sguardo, sperando, inutilmente, di scrutare un lido... e in quest'angoscia, stanco e sconsolato, mi smarrisco.

Ma nel mio bozzolo ovattato di pura malinconia io ritrovo me stesso e imperterrito, in questo mare continuo a navigare: come un nocchiere logorato dal tempo mantengo la rotta, anche se tutto, ahimè, è solo un inseguire il vento.

Là, tra quelle immaginarie onde, nel denso amico buio di quel mare che mi avvolge e che mi assale, ritornano alla mente gli antichi giorni... così, come fantasmi a trapassarmi il petto, feriscono, i ricordi, la mia anima.

La Nera Signora

 

«Chi sei tu Signora che con tutti quei corvini e oscuri veli il pallido volto ai miei occhi celi? Chi e cosa mi nascondi sotto quelle nere vesti e per qual motivo non mostri a me il tuo viso? Chi sei tu che impavida la strada mi attraversi e con il tuo sostarmi innanzi arresti la mia corsa? Spostati che devo proseguire!, non sai che io sono il tuo sovrano?», disse il re rivolto a quella fosca figura, che eretta e silenziosa, con sinistro fare, si poneva davanti al suo destriero.

«Oh si, io so chi sei e assai bene ti conosco ed è per questo che adesso sono qui. Stolto!, tu ancora non comprendi? Io son per tutti la triste e inevitabile fine del viaggio, l’ultimo fatale approdo, la sola e unica malinconica meta: io sono la Nera Signora.

Sì, ora vedo che hai capito, è amaro ciò accettare, ma è giunto il tuo momento, è ora di partire: non più battaglie né terre di conquista, né ori o gemme per te da depredare, né manco servi col cui bastone bastonare e comandare, non più tasse o ingiusti oboli per colmare i tuoi forzieri e la tua ignobile ingordigia da placare, solo la nuda terra, silenzio, tristezza e pentimento e freddo dentro il cuore; perché in tanti te l’avevan detto e io te lo ripeto ora: ogni uomo è tuo fratello e non tuo schiavo.

Quindi andiamo, adesso puoi riprendere il cammino, ma per la strada che io dico e non la tua e se da solo tu ti senti, ti posso sempre accontentare: tutti, cavalieri dame e cortigiani con te posso accompagnare... perché son io che porto la corona, io son la sola padrona e delle umane genti l'unica e vera sovrana».

Il lupo alla luna

 

 

«Salve a te, pallida e lucente luna, candida e silenziosa amica mia.

Lode a te che sei così radiosa, seducente e misteriosa, ma, ahimè, tanto lontana, irraggiungibile, quasi posta là in quel buio cielo solo per essere ammirata e dai poeti decantata.

Sai tu dirmi, solitaria e grande luna, per qual motivo io a te canto e affido il mio lamento e perché dal tuo candore il mio triste e affranto cuore è attratto?»
«Oh si, questo per me non è mistero, ma se tu, ramingo lupo, nel tuo profondo esplori, forse la giusta risposta da solo troverai: non sono io, né la mia luce fioca che rapisce la tua anima, ma la tua limpida tristezza, perché in essa tu ti ritrovi e, come me, il sognar ti è ameno in quest'immensa e oscura volta.
Quindi, lupo solitario, ti prego, lenisci il mio dolore, fa che io gioisca nell'ascoltare la tua languida e malinconica voce, perché anch'io son sola e tanto e tanto ancora, in questo buio cielo, da sola, dovrò stare».

 

L’amico bosco

 

 

Il dorato astro, da poco sorto, mi omaggia dei suoi caldi raggi; non odo più rumore alcuno.
La silenziosa e stretta strada di montagna, polverosa e vuota, mi sta portando via dal borgo: il sicuro passo è lesto e assai spedito e il cuore mio è palpitante e ardito.
Innanzi a me il sentiero ombroso, invitante ma tanto buio e tenebroso, nella penombra, ai miei assetati e ingordi occhi d'avventura, come un avversario impavido, si mostra minaccioso, quasi volesse dirmi:
«Eccomi, son qua tutto per te… ti sfido».
Scudato dalle alte piante e dal fitto bosco l’amico sole m'abbandona e il verde scuro del fogliame diventa quasi nero, ma io, senza timore alcuno, audace ed imperterrito, continuo il mio avanzare e della prefissata meta son certo e non dispero.
Nella magia della foresta, sinistre ombre e labili bagliori d’una sommessa luce, s'alternano a vicenda, creando fantastici pensieri di paura nella mia testa e il battito del cuore, al minimo rumore che la mia mente sente, allora, aumenta… ma non mi fermo, avanzo.
Sassi pietre e roccia, colpiti dalla punta del bastone tintinnano accompagnandomi la via e il forte odore della selva mi espugna le narici, così, i profumi mi narrano l’intorno e io, come uno scolaro attento imparo la lezione: si è soli in questo luogo, si può anche morire, ma che importa, sarà quel che sarà, in fondo è ciò amo fare… e poi ne sono certo: l’amico bosco non mi tradirà. 
 

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